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09 ottobre 2009

L'esilio 3/3 (questo post è in tre parti. Questa è la terza ed ultima)

Uscito dall'ufficio della migrazione mi dirigo in Ambasciata con il dubbio un dubbio: visto che l'ambasciata chiude al pubblico alle 12.30 (oramai sono le 15 quando arrivo li) sarà un viaggio a vuoto? Invece la gentilissima signora che mi raccoglie una volta in ambasciata mi offre caffè e biscotti “per tirarmi su” e manda un fax in questura con tanto di telefonata di conferma per assicurasi che diano priorità alla mia pratica.

08 ottobre 2009

L'esilio 2/3 (questo post è in tre parti. Questa è la seconda)

La domenica, che è lavorativa in Bahrain, resto solo. La mia ragazza deve tornare al lavoro a Dubai.
Da solo affronto la questione. Prima di tutto vado in ambasciata. Dove mi dicono che possono rilasciare una copia del passaporto, previo nulla osta della questura, due foto tessere, e denuncia alle autorità locali. In aggiunta il Bahrain deve riconoscermi un visto per uscire dal paese. Quest'ultima parte si rivela essere più complicata del previsto.


Inizia qui una via Crucis kafkiana. Questa, molto in breve, la sequenza:


1. Polizia 1.
Vado alla stazione di polizia vicino all'albergo per fare la denuncia. Spiego l'accaduto, e mi chiedono dove ho perso il passaporto. Alla mia osservazione che se sapessi dove ho perso il passaporto, assumendo che questi non sia dotato di moto proprio, non avrei bisogno di denunciare lo smarrimento perché saprei dove si trova. Alla fine mi dicono che comunque devo andare alla migrazione per avere un “Brant”. L'inglese del poliziotto medio del Bahrain non è esattamente come quello di Cambridge. Mi faccio quindi scrivere cosa devo richiedere. Lo scrive in arabo.


2. Migrazione 1
Cerco l'ufficio immigrazione. Che in una città in cui non sono mai stato, non è proprio una cazzata. Quando chiedo a qualcuno che mi da punti di riferimento quali la “moda Mall” o “Palace avanue” e io non so dove diavolo siano, l'interlocutore mi guarda stranito e non sa cosa dire. Generalmente indico una direzione e chiedo se vado giusto. Insomma trovo la migrazione. Spiego la storia, dico che ho bisogno di Brant, nella segreta speranza di non ritrovarmi con l'ex cancelliere tedesco. Il foglio funziona e mi danno un certificato. In arabo. Ringrazio e chiedo se con questo foglio e la denuncia posso uscire dal paese. Il funzionario dice di no. Devo tornare nello stesso ufficio con la denuncia. Mi dicono anche che c'è una stazione di polizia a una decina di minuti a piedi. Ci vado.


3. Polizia 2
Alla seconda stazione di polizia mi fanno la stessa domanda. “Dove hai perso il passaporto?”. Spiego del mio giro, dell'albero della vita in mezzo al deserto e che al rientro non ho più trovato il passaporto. Secondo il capitano non l'ho perso nella loro circoscrizione. Devo quindi andare alla stazione di polizia responsabile per quell'area di deserto che include l'albero.
A questo punto un misto di sfinimento, incazzatura e smarrimento mi prende. Ma mi faccio forza, riattraverso la città e torno alla prima stazione di polizia.


4 Polizia 3
Ovviamente si ricordano di me e iniziano a fare la denuncia. Dopo circa un'ora di attesa il piantone mi dice che devo andare al C.I.P. a prendere il certificato. Le palle che erano già piene mi cadono sul pavimento con un rumore sordo. Le raccolgo e me ne vado alla ricerca del C.I.P. Che non so nemmeno cosa sia. Mi spiegano la strada e danno indicazioni su una mappa senza nemmeno riuscire ad individuare dove ci trovavamo noi. A un certo punto indicano un'area della mappa, che saranno stati 50 kmq. Mi dicono che è li, da qualche parte.


5 C.I.P.
Mentre guido a caso nell'area indicata un colpo di fortuna fa si che incontri un'auto della polizia di ronda. Mi accosto, chiedo indicazioni, ed il poliziotto decide, probabilmente in un gesto di misericordia verso uno straniero sudato, affannato e evidentemente confuso, di accompagnarmi.
Arrivo al C.I.P con tanto di scorta della polizia, che fa un certo effetto al tipo alla reception, il quale scatta come un grillo verso l'ufficio dove dovrebbero avere il mio certificato.
La sfiga però è dietro l'angolo. L'ora della preghiera si abbatte su di me e su tutto il paese e perdo una ventina di minuti in attesa delle abluzioni, tappetini e piegamenti sulle ginocchia.
Attendo paziente.
Ottengo il certificato e chiedo se con questo posso lasciare il paese. Mi dicono che devo tornare all'immigrazione per avere il timbro per l'uscita.
Oramai si era fatta l'una. Alle due chiude la migrazione.


6 Migrazione 2
Parcheggio a casa di Dio cannado clamorosamente l'incrocio in cui mi pareva ci fosse l'immigrazione e alle 13.30 mi produco in una corsa leggera, sotto il sole del Bahrain, affiancato da SUV e 4X4 che conservano i loro ospiti sotto aria condizionata.
Arrivo in condizioni pessime all'ufficio della migrazione. Il funzionario che è lo stesso di prima mi guarda stupito. Mi invita a sedermi. Prende il certificato del C.I.P. e mi chiede due foto tessere.
Come due foto tessere?
Prima non me lo aveva mica detto. Oramai il tempo è scaduto. Alle 14 chiudono. Domani è un altro giorno. Oggi si resta in Bahrain.


07 ottobre 2009

L'esilio 1/3 (questo post è in tre parti. Questa è la prima)

Dopo trenta giorni di permanenza sul territorio degli Emirati Arabi Uniti un cittadino europeo (ma anche quelli di altre nazionalità) che è entrato con un visto turistico ha 3 possibilità se vuole restare a Dubai:
1. convertire il visto in uno che dia diritto di residenza (ad esempio visto di studio...) ma non è una cosa immediata.
2. estendere il visto turistico per 30 gg al costo di oltre 100 euro.
3. prendere un volo per il Bahrain andata e ritorno per due a 90 euro.

La scelta è facile.
Si va e si torna, è anche possibile farlo in giornata noi decidiamo di passare una notte li e rientrare la mattina di domenica (qui lavorativa). Ma se perdi/ti rubano il passaporto allora le cose si complicano.
Eh si!

Arriviamo a Manama in Bahrain sabato mattina. Tutto bene. Affittiamo una macchina, che costa meno del taxi, e ci portiamo in albergo. Check-in e poi fuori alla scoperta del Bahrain.
Il Bahrain è un'isola basata sul petrolio, in forte sviluppo, con un re Sunnita, e una popolazione a maggioranza Shiita (mistero!).
L'isola è piccola. Decidiamo di andare a vedere l'albero della vita “tree of life”. Un albero mitico che come se nulla fosse cresce in mezzo al deserto. Ad oggi non si sa da dove prenda l'acqua per sopravvivere. (io sospetto ci sia una fonte in profondità, ma la leggenda è la leggenda!).
Il problema è che, presa la mappa del Bahrain, noi siamo a nord, diciamo in proporzione potremmo essere a Sondrio, e l'albero è a centro-sud. Diciamo che potrebbe essere l'equivalente di Campobasso.

Ma quello che sembra essere un viaggio lunghissimo, si trasforma in tre ore fra andata, ritorno e annesse visite all'albero e al primo impianto di estrazione petrolifera del paese. Nulla di indimenticabile, ma carino.

Ma al ritorno in albergo il dramma.
Non c'è più il passaporto.

Alla reception giurano in tre lingue diverse di avermelo ridato.
In camera non c'è.
Torniamo sui luoghi dove posso averlo perso 3 in tutto: albero, ristorante e benzinaio, ma non si trova.
Oramai è sabato sera. Non c'è nulla da fare. Andiamo a cena e torniamo in albergo. Domani ci si penserà.