Questa mattina mi sono alzato e sono andato in bagno. Dalla finestra non si distingueva bene cosa c’era fuori, sono andato in cucina a preparare il tè e la notizia che fuori non si vedeva nulla continuava a girarmi per la testa (oltre che davanti al naso dove c’è la finestra della cucina).
Da buon padano (in senso geografico, non politico), una parte del mio cervello esgue il seguente sillogismo:: fuori non si vede. Quando non si vede c’è la nebbia. Fuori c’è la nebbia.
Prendo la tazza i mitici tarallucci (che importo a chili ogni volta che parto dall’italia), e faccio colazione.
Al terzo tarallo evidentemente la caffeina e gli zuccheri iniziano a fare effetto e penso. “Uè ghe la nébbia?!?!?!!”. [E’ una drammatizzazione. Come tutti i milanesi coetanei non so il dialetto]. “Uè ghe la nébbia a Dubai???”.
Colazione coi tarallucci, nebbia fuori, manca la madùnina e il naviglio e sono a milano.
Avvicinandomi al balcone noto il grill che dal suo angole si è spostato in mezzo al balcone. Visto che a dubai l’ultimo ladro l’hanno visto nel ’74, ne escludo l’operato e finalmente realizzo che è in corso una tempesta di sabbia.
Il vento forte infatti alza la sabbia che crea l’effetto vedo-non vedo, che ha poco di sexi e molto di polveroso.
Realizzo che il tè in quetse condizioni ha a che fare più col film di bertolucci, che colla lombardia.
Meno male oggi comunque sarei comunque rimasto a casa.