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21 marzo 2010

La Burj di Babele

Un’altra delle caratteristiche di Dubai è che la lingua più usata è sicuramente l’inglese. Ok, sicuramente sono ben piazzate anche l’indi e l’araba, ma la lingua più usata sopratutto fra persone di origini diverse, e qui di origini ce ne sono tante, resta l’inglese. 
Il problema è che però pochi lo parlano come prima lingua, e quindi ci si relaziona spesso in una lingua abbastanza basilare, senza riscontri grammaticali precisi e sopratutto con una pronuncia variegata di ogni termine che crea una specie di esperanto (ne avevo già accennato qui).
Un esempio di cosa semi-babele moderna (semi perché alla fine tutti si cerca di parlare la stessa lingua) è quanto mi è capitato ieri sera.
Sono andato in cerca di un sarto a Satwa, zona popolata da molti negozi gestiti indiani, per farmi fare un abito tradizionale arabo.
Visti 3-4 negozi ne ho individuato uno che prepara anche vestiti tradizionali. Mi ha fatto vedere vari modelli pre confezionati e mi ha detto che costano sui 500 dhr (ca. 100€). Gli ho risposto che mi pare un po’ troppo e gli ho chiesto quanto costa su misura.
For you for eighty” è stata la risposta che mi sono sentito dare.
80 Dhr (17€) mi sembrava più ragionevole per un vestito che comunque non penso di usare molto. Ho pensato “alla fine me la cavo con meno di 20€.” Stupito dal fatto che su misura costi di meno gli ho fatto notare l’incongruenza.
Lui mi ha guardato con occhi bovini, inconfutabile segno del fatto che la comunicazione non è andata a buon fine.
Ha iniziato a prendermi le misure: spalle, braccia, gambe, vita. Abbiamo discusso di come voglio maniche, bottoni, collo, orlo etc. Dopo una mezz’ora di disquisizioni su misure e tagli mi ha chiesto l’acconto. Gli ho detto che per una cifra del genere non bado a spese e sono pronto a dargli tutto il dovuto al primo colpo e gli ho allungato 80 dhr. Allo stesso momento ho riconosciuto nei suoi occhi la stessa espressione vacua di pochi minuti prima mentre mi ha allungato la ricevuta.
Visto che due indizi fanno una prova, ho controllato la ricevuta.  Ho notato però che mancavano ancora 400 dhr per saldare il conto. In quel’istante ho realizzato che la frase “for you for eight” (per te per ottanta) in realtà era “for you foUr eighty”(per  te quattro e ottanta) (quasi 100€). Gli ho detto che non avevo capito bene il prezzo. Lui come se niente fosse ha ricominciato a contrattare offrendomi 450 dhr e ha rilanciato fino ad un minimo di 350 dhr. (70€). Praticando  uno sconto del 30% su quanto offerto inizialmente. Ma oramai non lo sentivo più visto che ero già corso fuori dal negozio  senza il mio vestito. Sarà per un altro sarto.

18 marzo 2010

Teatro a Milano

Ciao a tutti,
vi giro voce di uno spettacolo teatrale originale, interessante ed a bassissimo prezzo (1€ simbolico!!).
"BLITZ"
Teatro Ringhiera
Via Pietro Boifava, 17 20142 Milano - 02 84800372 Da giovedì 18 a domenica 28 Marzo
(riposo lunedì 22)ore 20.45,
domenica ore 16.00
Ingresso 1€ (non mi sono dimenticato nessuno zero!)
Siate furbi e non perdetevelo.

14 marzo 2010

Filosofia in Giordania

Recentemente ho passato un week-end ad Amman. Nella capitale giordana ho avuto la possibilità di riflettere su alcuni valori che sono assoluti, mentre altri sembrano essere strettamente relativi.
Mi spiego meglio.
Venendo da Dubai, dove già siamo sui 30 gradi di giorno e 18 la sera, ad Amman abbiamo trovato temperature rigide, che si aggiravano intorno ai 15 gradi la sera e circa 20 di giorno (invidia di chi sta in Italia eh?).
Visto che per l’inverno non mi sono portato il piumino e i pantaloni da neve, ho dovuto affrontare quelle temperature col unico paio di jeans e l’unica felpa a disposizione. Ho riservato la felpa per la sera, avventurandomi di giorno ad indossare solo una maglietta.
Questa sfrontatezza verso l’inverno giordano ha attirato parecchio l’attenzione dei giordani che giravano invece coperti per lo meno da un bel maglioncino se non addirittura piumini smanicati, e cappelli.
Questo mi ha ricordato un altro rigido inverno vissuto in Mozambico quando, con temperature simili, i mozambicani giravano con giacche a vento che e cappelli di lana che non avrebbero sfigurato in un inverno scandinavo. Mi sono immaginato vecchie nonne che intimano ai nipoti di indossare la maglietta della salute “che fuori fa freddo!”. Almeno, così mi avrebbero probabilmente detto le mie di nonne se fossi cresciuto in questi paesi.
Queste osservazioni, ed evidentemente anche l’abbondanza di tempo da perdere in aeroporto, mi ha fatto sviluppare delle riflessioni filosofiche.
Ho pensato che, evidentemente, il principio “d’inverno fa freddo” è un concetto assoluto. Che prescinde dalla effettiva temperatura esterna. Il freddo è uno stato mentale, non fisico, e in quanto tale puramente soggettivo (sarebbe bastato questo a distruggere John Locke e gli altri inglesi (i filosofi non quelli di Lost!)).
Altro concetto prettamente relativo sembra essere quello della cucina piccante misurata su vari gradi di piccante: spicy, double spice and spicy double. Ma su questo rifletterò nel prossimo volo.
P.S.: Presto alcune foto del viaggio.

09 marzo 2010

Spesso il male di vivere ho incontrato (negli italiani all'estero)

Io, come molti altri italiani, vivo all’estero da qualche anno. Come molti di loro seguo, più o meno da vicino, le vicende legate all’italia e agli italiani.
Come non farlo? E’ il mio paese e la mia cultura.
Nonostante la nostalgia per le persone e i luoghi che mi spingerbbero a tornare verso il bel paese, ci sono anche delle forze che in qualche maniera mi spingono a starne lontano. Sopratutto in un’ottica futura.
Partendo dal fatto che nessun paese è perfetto, mi chiedo come poter scegliere di tornare in un paese dove avvengono questte cose:
1. Il partito al governo (da tanto tempo), e che ha sempre esaltato la propriia capacità di agire, non è in grado di presentare una lista di firme che il comico Beppe Grillo è riuscito a organizzare senza una struttura partitica attorno. Come è possibile pensare di farsi governare da costoro?
2. L’opposizione da mesi (o anni) non riesce ad esprimere un’idea originale. Che non sia il contrario di quanto detto da Arcore.
3. Il così detto quarto potere, l’informazione, è soggetto a dettami e logiche che non sono proprie di un sistema che può dichiararsi democratico. Com’è possibile sospendere l’informazione prima di una tornata elettorale? Su che base logica? Non influenzare le scelte elettorali? Allora invece delle elezioni facciamo una bella estrazione con Timperi e una valletta tettuta e svestita (così da convincere il premier ad arrivare in orario e di persona invece di inviare mangia panini ritardatari) e il fato farà il suo corso. Senza nessuna influenza esterna come il corpo elettorale.
4. Un paese che per il futuro punta al ponte sullo stretto, all’energia nucleare e alla TAV è un paese che pensa al futuro guardando al passato.
5. Come si fa a pensare di tornare in un paese in cui nel 1992 Chiesa viene arrestato per tangenti e 17 anni dopo lo stesso viene ri arrestato per tangenti? Dove dopo vent’anni siamo fermi alle stesse dinamiche e alle stesse logiche che prevedono tangenti, favori sopra il merito.
6. Come si può pensare di tornare in un paese che riabilita Craxi????? Un personaggio che qundo ha raggiunto il potere lo ha mantenuto affossando il paese in un deficit che ha fatto rischiare la banca rotta. Tutto questo per poter arricchire se e la propria combricola. Cosa di cui siamo certi al dilà di ogni ragionevole dubbio. La razio per la riabilitazione sarebbe, “beh ma rubavano anche gli altri”. Ma dico???
Forse però ho trovato una soluzione, un santo a cui votarmi.
San Paolo, ora pro nobis

03 marzo 2010

Lavori in corso

E’ stra-noto che Dubai è una città moderna. Nuova, nuovissima. Anzi, a guardarla bene, è ancora in costruzione.
Tantissimo è stato fatto in pochissimo tempo. C’è però un altro particolare. Nonostante la crisi, Dubai World, etc. Ancora è pieno di cantieri.
L’altro ieri uscendo dalla Sheik Zayad ho preso l’uscita per The Residences (zona centralissima a qualche centinaio di metri da Burj Al Kalifa). Alla rotonda a destra. Mi ritrovo in una strada sterrata. Ovviamente questo non sempre a Dubai è indice di aver sbagliato strada. Continuo convinto di ritornare in una zona asfaltata da li a poco. Dopo qualche centinaio di metri mi ritrovo circondato da un gruppo di lavoratori indiani e pakistani. Non come nei film di terrore pronti a sbranarmi e uccidermi a mani nude, tutt’altro. Non mi calcolano proprio. Come se fosse normale passare di li. A questo punto avevo già fatto almeno un paio di chilometri nel fango (la sera prima ha piovuto, evento non molto frequente qui nel deserto, ma sapete com’è: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!) ho pensato, “tanto vale continuare”.
Un po’ per curiosità, un po’ perché non c’era molto spazio per fare manovra arrivo in una striscia di terra che attraversa due laghetti artificiali uno in fase di riempimento.

La curiosità di vedere dove va a finire il tutto è troppo forte e continuo in mezzo ai due laghetti sullo sterrrato. Fino a che non incrocio uno scavatore della caterpillar che sta spostando la terra da uno dei due laghetti. Come se niente fosse si ferma per farmi passare, gli faccio cenno di passare e quello procede come se nulla fosse. Come se fosse normale che una macchina qualunque giri nel cantiere. Poco dopo individuo una strada asfaltata che mi immette direttamente su una (auto)strada a 5 corsie. Tutto questo giro senza che nessuno batta ciglio, mi chieda dove sto andando o per lo meno si giri a guardarmi...Misteri di Dubai.