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27 settembre 2009

Un sogno all'incontrario.


La giornata di oggi è stata come il sogno descritto da Paolo Rossi.

Oggi dovevo informarmi su due cose:
1 l'estensione o la conversione del mio visto
2 come fare ad avere Al Jazeera Sport perché loro fanno vedere la serie A.
Prima le cose importanti, quindi la serie A.
Il provider della televisione, che è anche quello che ci da internet a casa e da cui scrivo (e quindi non lo nomino), è l'unico a fornire il servizio televisivo nella mia zona. Ci sono due provider, e hanno pensato bene di dividersi Dubai e non farsi concorrenza. Il servizio ne risente. Infatti all'ufficio c'era una coda assurda alla reception solo per capire a che sportello bisognava mettersi in coda.
Il receptionist, alla mia richiesta di parlare con qualcuno per avere informazioni su pacchetti televisivi, mi rifila in mano un modulo da compilare per richiedere il servizio senza spiegarmi quanto costa, che canali si vedono, quali sono le condizioni etc. Dice anche che hanno bisogno di una copia del passaporto che posso fare a pagamento li da loro.
Ho chiesto di darmi un dépliant con le informazioni. Il dépliant indicava il nome dei pacchetti, senza indicare il costo o i canali inclusi nel pacchetto...
Più inutile di così da queste parti credo che ci sia solo un calorifero o l'abbigliamento del post precedente.
Mi sono quindi recato allo sportello della televisione e scopro che quello fa orari diversi dal resto dell'ufficio. Meno male insistendo un po' la persona allo sportello, bontà sua, mi da alcune delle info che cerco.
Quindi deluso prendo la macchina dal parcheggio del centro commerciale (pagando 10 dirahm per il parcheggio!!!!) e mi avvio verso l'ufficio della immigrazione preparato al peggio.

Pensando “se questo è un ufficio privato, adesso che vado ad uno sportello pubblico non ne tiro fuori le gambe” arrivo all'immigrazione.

Parcheggio (1 dirham per un ora) e entro nell'ufficio.
Tutto climatizzato, ma questo è normale. Alla reception il receptionist, che riconosce il tipo di visto dopo 5 secondi di attesa, mi dice che per rinnovare il visto (procedura comune) devo andare ad un determinato sportello, per cambiare il visto (procedura poco comune) devo chiedere a un suo collega, ad un altro sportello e mi da il numerino per la coda. Vado allo sportello indicato e dopo la persona che avevo davanti tocca a me. (totale 2 minuti di attesa). Chiedo se posso avere un visto di studio con l'università a cui voglio iscrivermi. Mi chiede di attendere e dopo altri 2 minuti torna e mi dice che sarà l'università stessa a seguire le procedure. Il tutto dovrebbe richiedere un 3-4 giorni. Mi consiglia comunque di fare una proroga del visto se si arriva verso la scadenza. Per la proroga basta andare col numero della mia pratica, che mi ha dato lui, ad un agenzia di fianco col passaporto. Questo richiede una decina di minuti.
L'ufficio rimane aperto dalle 7.30 alle 20.30. Per venire incontro a chi lavora.
Mica male come servizio pubblico.

La gabola però c'è.
L'estensione del visto per 30gg costa 720 dirham.... quasi 150 euro!
Mica male eh!

Conclusione se hai i soldi a Dubai non hai problemi.

20 settembre 2009

Dubai vende moda.

Ieri sera siamo andati a fare la spesa per la settimana. Siamo andati al Carrefour che si trova al city centre. Che non è il centro della città, ma un centro commerciale. Preciso perché a degli amici capitò di essere a Dubai per mezza giornata e chiesero ad un taxista “to go to the city centre”, intendendo quello che per noi sarebbe il centro. L'equivalente di piazza del Duomo a Milano per intenderci. Si trovarono all'interno del centro commerciale di cui sopra.

Il percorso fra il parcheggio del centro commerciale e il reparto frutta del supermercato è però pieno di trappole insidiose a cui nessuna donna può resistere (e qui mi sono giocato metà dell'audience). Sto parlando dei vari Zara, Esprit, H&M, Levi's etc. strategicamente piazzati vicino all'ingresso del super. Impossibili da evitare prima di entrare al supermercato.
In questo periodo per a rendere la trappola ancora più efficace c'è la parola chiave “SALE!” (saldi).
Essendo accompagnato dalla mia dolce metà, anch'io non ho potuto esimermi da un giretto in ognuno di questi negozi.
Ma cosa ti trovo dentro oltre ai saldi? La nuova collezione autunno inverno.
Eh si perché, giustamente, oltre a gli ultimi giorni di saldi con sconti fino al 60-70%, arriva anche la nuova collezione.
Ma la nuova collezione, oltre al blu, che sostituisce il pessimo viola dell'anno scorso, e ai soliti nero e grigio, la cui produzione costa meno alle case di moda e quindi sono sempre “di moda”, (come vedete sono preparatissimo!) porta anche maglioni, giacche e giacconi.
Quindi ampi settori dei vari negozi sono occupati da giacche, cappelli, guanti etc.

La contraddizione, lo avrete già capito, è che ad oggi qui ci sono 37° di massima e 32° di minima. Il guanto mi è un po' fuori posto.
Allora ci sono due spiegazioni comunque assurde. E delle due una deve essere vera.
O la gente di Dubai è fuori di testa e si compra cose per l'inverno come se fosse in Europa. Qualcuno obbietterà che tanti viaggiano e si comprano cose per quando vanno in posti freddi, ma non possono essere così tanti da giustificare tutta questa merce. Non parlo infatti di un piccolo settore, ma di ampi settori dedicati alle cose invernali.
La seconda possibilità è che le varie case di moda mandino in tutto il mondo le stesse collezioni, senza distinzione.
Ma come possono non realizzare che ciò ha un costo economico piuttosto significativo? Perché portare qui giacche e cappotti se poi non vengono venduti sostenendo i costi di esportazione e esposizione di merce che non sarebbe venduta? Senza menzionare il costo sociale e l'impatto ambientale di questa politica.
Non ho ancora una spiegazione, ma spero di non trovare caminetti nel primo negozio di materiale per la casa che visiterò.

15 settembre 2009

Il minestrone


Ieri sera sono stato in un policlinico nell'area di Bur-Dubai. (nulla di grave, solo consulta dal dentista)

Bur è una zona piena abitata di Indiani e Pakistan.
Non sapevamo esattamente dove fosse la clinica quindi abbiamo parcheggiato e camminato in giro per le strade di Bur in cerca del dentista. Sembrava di essere a Islamabad. Anzi, più a Lahore che Islamabad.
Tante luci. Tante Shelwar Kamize (quei vestiti lunghi e scomodi monocormatici).

Poi siamo entrati nella clinica. Quello che non poteva non colpire era il misto di colori di pelle.
Ci saranno state una ventina di persone in attesa. Pakistani, indiani mussulmani, indiani indu, uno con tanto di turbante e barbona lunga e bianca.
Una bambina col segno del terzo occhio lanciava urletti dalle braccia del padre.
Ragazzi africani uno dei quali con metà faccia gonfia dal mal di denti.
Di un paio di persone non sono riuscito a capire l'origine. Forse medio orientali o est europei.
Più un europeo, io, e una russa.
Tutti assistiti da una receptionist indiana, da un dentista incollocabile, probabilmente medio orientale, e da un cassiere africano.

Il misto di colori era completato da un misto di suoni. Tutti parlavano inglese, ma il misto di accenti faceva si che la lingua parlata realmente fosse ben lontana da quella di Oxford. Il tutto era poi mischiato da cenni e linguaggi del corpo completamente contraddittori e differenti fra loro. Indiani che scuotono il capo per annuire. Donne velate che parlavano con un filo di voce appena udibile intervallate ad anziani pakistani urlanti. Un miscuglio in tutti i sensi. Per tutti normalissimo.

In tutto questo miscuglio, incredibilmente, chi mancava veramente, erano i padroni di casa. Gli arabi non c'erano e probabilmente in quella clinica non ci sono mai stati.
Dubai mi sembrava veramente un terra neutrale. Un posto senza storia e senza tempo dove gli abitanti vengono da tutto il mondo e si incontrano qui.
Una neutralità strana. Interessante.

10 settembre 2009

Ode all'erba

Ode all’erba.

Mentre questo post potrebbe essere un titolo di una canzone del sempre ottimo cantautore Robert Nesta Marley, in realtà non lo è.
Infatti l’erba a cui mi riferisco è quella di Dubai.

Nonostante i grattaceli, le strade a 3, 4, a volte 5 corsie nel mezzo della città, la metrò automatica più lunga al mondo e la costruzione umana più alta mai eseguita, quello che mi stupisce è l’erba.
Eh si perché in un paese dove, si dice, sia stato arrestato un turista a cui avevano trovato un seme di papavero (vietato per legge) incastrato fra i denti dopo aver mangiato un panino con i saporiti semini neri a Londra, si capisce quanto poco ci voglia per rischiare. E quando ti chiami “erba” confondersi è un attimo.

Questa di Dubai comunque è un erba caparbia.
Che si attacca nei praticelli dei giardini e delle aiuole. Resistendo a temperature altissime.
È un erba eroica. Perché fare l’erba di questi tempi non è facile. Eh no! Fra pesticidi, riscaldamento terrestre, cani, e buco nell’ozono è una vita dura. Ma, all’erba di Dubai, è capitata anche un’altra sfiga. Quella di essere nata in mezzo al deserto. Posto non proprio facile.
E infatti viene innaffiata puntualmente tutti i giorni per svariate ore per poter sopravvivere. Il processo ovviamente è automatico. Altrimenti l’innaffiatore umano non resisterebbe. Il che porterebbe inevitabilmente alla scomparsa anche dell’erba stessa.
Non è però tutto oro quello che luccica. Infatti queste aiuole verdi in mezzo a stradine e prati sono pianificati. Hanno poco di quell’erba che c’è da noi. Quella spontanea. Quella che cresce spavalda fra una crepa dell’asfalto e un bordo di cemento per dire “se mi date un angolo di terra ci penso io a riempirla”. L’erba da noi ha un solo nemico che la batte irrimediabilmente: il campo da calcio. Quando infatti una zona di un parco viene adibita a tale scopo non c’è erba che tenga. Dopo qualche partita il verde lascia il posto al marrone.
Quell’erba è quella coi fili sottili. Quasi tondi. Questa è come l’erba americana. È larga. Piatta. Grossa. Corazzata. Sembra quasi sintetica.
Comunque per quanto corazzata è pur sempre coraggiosa e, a volte, inaspettata.

Per gli amici del mozambico

Il filmato per i monzambichesi

08 settembre 2009

Arrivato

Arrivato a Dubai,
la prima impressione, quella che si riceve dall'aereo ancora prima di atterrare non può che essere quella di un paese particolare. Intorno alla città non c'è nulla. Deserto. E' come se qualcuno, atterrando a Linate, si trovasse con una città intorno (bada bene l'aeroporto di Dubai è più grande di quanto le più sfrenate fantasie formigoniane vorrebbero Malpensa); ma, per continuare il parallelo Milano-Dubai, è come sei i vari Cologno Monzese, Carugate, Segrate etc. non esistessero.
Solo sabbia. Tipo un'infinita spiaggia di Jesolo.

Appena usciti dall'aeroporto, dentro il quale si è preservati dall'aria condizionata, ci si accorge che non è la sabbia che non c'entra col posto. Sono i palazzi ad essere fuori luogo!
Il caldo è come quello padano di agosto 2003, solo che è potenziato. Come ulteriore tortura sono stati installati dei ventilatori che gettano acqua sulle pale (come in Duomo) appena fuori dall'aeroporto. Questa tecnica dona al caldo quella percentuale di umido per portarlo a raggiungere il 100% in un misto di caldo desertico e umidità tropicale. L'ultimo passo sarebbe inserire delle zanzare tigre per rendere l'impatto fatale.

Dall'arrivo sub tropicale si passa, nel giro di pochi minuti, se non c'è coda per i taxi, ad un clima nordico. La temperatura all'interno del taxi infatti fa si che si appannino i finestrini...fuori! Tipo Di Caprio e la Winslet in Titanic, ma al contrario.
Il taxista indiano, visto che vede il passeggero accaldato e grondante di sudore, pensa bene che il “soffio della morte” proveniente dai bocchettoni dell'aria condizionata può tonificare. Quindi lo mette a tutta manetta causando, nella migliore delle ipotesi, un blocco alla cervicale. Nella peggiore collasso dell'apparato digestivo che, combinato col pessimo cibo dell'aereo, causa un'immediata urgenza di evacuazione.

Le fitte causate dall'immediata “eccedenza di liquidità” portano picchi di dolore e ulteriore sudorazione, che convince l'autista del taxi a intensificare, se possibile, il flusso di aria gelata creando un circolo vizioso capace di stendere un cavallo.
Una volta passata la prova taxi, chi ce la fa, raggiunge la casa in volata.
Nel mio caso un monolocale carino zona al-Mankhool street angolo Kuwait road..
per quelli che bazzicano l'area o google map.
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A presto per i prossimi aggiornamenti.
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