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10 luglio 2010

Dubai è come l'Inter

Per chi non ci vive, Dubai è come l’Inter. O la ami o la odi. Eh si. Infatti, c’è chi pensa a Dubai come un posto avveniristico dove ci sono stradone, palazzoni, macchinone, piste da sci nel deserto, palazzi alti un chilometro, hotel con più stelle di quante se ne riescano a contare...e chi pensa sia tutto finto, pensa agli schiavi che hanno costruito i palazzi, chi dice che l’acqua nel deserto non ci può stare. Insomma, chi lo ama vede solo i lati positivi, e chi lo odia solo i negativi.
Ma le somiglianze non finiscono qui. Come l’Inter, a Dubai ci sono tante nazionalità quante le persone che compongono la squadra. Ci sono persone da ogni continente che lavorano e vivono una accanto all’altra. Come Zanetti, Snejder e Balotelli qui ci sono gli Abdul, i e le Andrea e i John.
Spesso, come l’Inter, è tacciata di non avere un’anima. Di essere solo un agglomerato di persone che stanno insieme perché qui girano tanti soldi...suona familiare?
Anche dal punto di vista dell’allenatore si potrebbero vedere delle somiglianze, almeno con Murinho e i suoi modi di fare.

Sia l’Inter che Dubai, tra l’altro, saranno coinvolti nella coppa prossima coppa Intercontinentale. L’Inter come partecipante, e Dubai come città ospitante. Non è vero però che chi ama Dubai ama anche l’Inter. Infatti ad esempio spero che Dubai faccia bene come città ospitante, l’Inter invece...

24 giugno 2010

E' arrivata italia slovacchia

Per sapere se e quando gioire ai gol della Nuova Zelanda e Paraguai ecco un piccolo schema.

18 giugno 2010

Domenech

Poche cose uniscono i popoli del mondo come il calcio. Ma poche cose nel calcio uniscono quanto l'odio per la Francia ed in particolare per Domenech. Ebbene al primo gol del Messico oggi urli di trionfo si sono levati nei pub, che qui sono popolati da inglesi, acerrimi nemici dei mangia rane, e da irlandesi, ingiustamente a casa.
Poi riflettendoci ho realizzato che anche i tedeschi saranno stati contenti, vista la storica rivalità. E i belgi? Almeno i valloni di sicuro, ma credo anche i francofoni. E poi noi italiani. Che da quella maledetta finale dell'europeo ci siamo tolti varie soddisfazioni. Ma la goduria assoluta in realtà non è dovuta solo alla sconfitta francese, ma sopratutto dalla sconfitta di quel deficiente che tengono in panchina da anni. L'unico rammarico potrebbe essere la sua imminente dipartita dalla panchina che così tanto ci ha dato. Per questo ho iniziato un gruppo su facebook. Aderite e fate aderire. Possiamo farcela, DOMENECH RESTA!! Domenech-Facebook

15 giugno 2010

Il mio regno per un frollino

In questi giorni è facile riconoscere un italiano. Anche quando non se ne va in giro con un Invicta sulle spalle o si muove in branchi rumorosi schiamazzando da un lato all'altro del marciapiede. Basta andare in un bar qualunque durante le partite della nazionale. Ci distinguano grazie ai vari "bravo", "cazzo", e "ma perché non ha portato Miccoli?" che ogni tanto partono dai vari tavoli a seconda dell'azione in corso.

Ma è di un'altra cosa che voglio parlare e che distingue immediatamente l'italiano dal resto del mondo. E' il rito che si consuma alla mattina. Quello del pucciare il frollino nel latte e le sue mille varianti. Che includono, ma non si limitano, il classico cornetto nel cappuccino, la fetta biscottata nel tè, fino all'ardito crostata nel latte di soia.
Ebbene il principe di tutto questo rito però è il biscotto. Il frollino. Il frollino è solo una cosa italiana. Nel resto del mondo non se lo filano proprio. Il massimo dell'emulazione che sono riuscito trovare in giro sono le Marie, biscotti al burro, che per sostituire una busta di macine o di tarallucci, sono costretto a comprare a pacchi.
L'unica soluzione che sono riuscito a trovare è stata quella già descritta dal grande Rino Gaetano quando cantava "e partiva l'emigrante/e portava le provviste". Così quando atterro a Dubai, col mio bagaglio stipato della mia preziosa e fragrante merce mi sento soddisfatto. Perché so che per qualche mese, la mattina, ci sarà il mio bel mulino bianco a darmi il buon giorno. (Fuffo so che mi capisci)

05 giugno 2010

Accadde domani

Oggi mi sento in vena di previsioni.
Come in un film degli anni '40 vi presento il giornale di domani.

Politica Interna:
Il governo Berlusconi è caduto dopo l'estate più fresca degli ultimi 20 anni (alla faccia del global warming!). L'autunno caldo (l'autunno è sempre caldo!!) ha  portato ad una crisi di governo che si risolverà con un pesante rimpasto di governo o addirittura un nuovo premier.

Cronaca (suggerita dalla veggente di Segrate):
Miracolo!!! Non il nuovo miracolo italiano, un miracolo nel "vero" senso della parola. Con tanto di investigazione clericale che si esprimerà fra chi sa quanti anni, ma che tutti i fedeli avranno già accettato per vero.

Politica Estera (suggerita dalla radio):
Dopo un'estate di tensioni crescenti nuova offensiva israeliana in medio oriente. Nuova guerra israelo-libanese con possibile coinvolgimento siriano. Crollo delle borse, impennata dell'oro e del petrolio.

Economia:
Comprate petrolio!! (vedi sopra)

Sport:
Questa è la più facile da prevedere. A "sorpresa" l'Italia di Lippi non vince una cippa (per assonanza). Si qualifica per il rotto della cuffia agli ottavi dove perde con l'Olanda. Nessuna squadra africana raggiunge la semifinale.

02 giugno 2010

Arriva Cannavaro

Un notissimo quotidiano sportivo stampato su carta rosa titola sul web:
qui

"Cannavaro firma per l'Al Ahli
Sarà in Dubai per 2 stagioni"

E poi nel testo “Fabio Cannavaro proseguirà la sua carriera in Dubai...”.

Allora, io non sono un fenomeno con la lingua italiana. Faccio errori quando scrivo sia sul blog, che nelle email, etc. Però non faccio nemmeno il giornalista per un quotidiano nazionale!!!

Perché il caro giornalista, che non firma l’articolo, dice che il capitano della nazionale giocherà IN Dubai?

Dubai non è mica uno stato, è una città! Quindi Cannavarò giocherà a Dubai, così come Quagliarella giocherà a Napoli, mica IN Napoli.

Al limite, se si intende l’emirato del Dubai, allora il caro Fabio giocherà NEL (emirato) Dubai. No???

Chiedo lumi ai lettori del blog.

A lato di questo svarione comunicativo, la scelta mi fa dormire sonni tranquilli per il mondiale. E’ infatti a tutti nota la caratura tecnica del'Al Ahli i cui giocatori hanno in passato spesso guidato le loro nazionali verso importanti successi quali, l'etisalat super cup, il trofeo birra moretti (analcolica) e la coppa del deserto (competizione con monte premi in oro e cammelli).

22 maggio 2010

Correva l'anno 1965

La germania era divisa fra Est e ovest. Anzi, l’europa era divisa fra est e ovest. Altro che Euro e Rayanair.

Kennedy e Krushov erano appena stati sostituiti da Johnson e Breshnev.
Non solo in italia c’erano ancora i socialisti, ma ce n’era uno presidente della repubblica: Saragat! Moro era al quirinale.

“Mr. Tambourine Man” era il disco più venduto in america. Era in vinile. Napster non c’era ancora? Ma nemmeno internet! Internet????? Non c’erano ancora i personal computer!!!!

Murinho non aveva ancora due anni. Zanetti non solo non era ancora nato, ma i suoi non si erano ancora conosciuti.
Ebbene, quel 27 maggio di 45 anni fa, dopo un gol di Jair al 42’, fu l’ultima volta che un capitano interista alzò la coppa dei campioni al cielo. Ricapiterà ancora stasera?
PS: dimenticavo la cosa più strana di tutte, l'inter giocava ancora con degli intaliani in campo...altri tempi!

21 marzo 2010

La Burj di Babele

Un’altra delle caratteristiche di Dubai è che la lingua più usata è sicuramente l’inglese. Ok, sicuramente sono ben piazzate anche l’indi e l’araba, ma la lingua più usata sopratutto fra persone di origini diverse, e qui di origini ce ne sono tante, resta l’inglese. 
Il problema è che però pochi lo parlano come prima lingua, e quindi ci si relaziona spesso in una lingua abbastanza basilare, senza riscontri grammaticali precisi e sopratutto con una pronuncia variegata di ogni termine che crea una specie di esperanto (ne avevo già accennato qui).
Un esempio di cosa semi-babele moderna (semi perché alla fine tutti si cerca di parlare la stessa lingua) è quanto mi è capitato ieri sera.
Sono andato in cerca di un sarto a Satwa, zona popolata da molti negozi gestiti indiani, per farmi fare un abito tradizionale arabo.
Visti 3-4 negozi ne ho individuato uno che prepara anche vestiti tradizionali. Mi ha fatto vedere vari modelli pre confezionati e mi ha detto che costano sui 500 dhr (ca. 100€). Gli ho risposto che mi pare un po’ troppo e gli ho chiesto quanto costa su misura.
For you for eighty” è stata la risposta che mi sono sentito dare.
80 Dhr (17€) mi sembrava più ragionevole per un vestito che comunque non penso di usare molto. Ho pensato “alla fine me la cavo con meno di 20€.” Stupito dal fatto che su misura costi di meno gli ho fatto notare l’incongruenza.
Lui mi ha guardato con occhi bovini, inconfutabile segno del fatto che la comunicazione non è andata a buon fine.
Ha iniziato a prendermi le misure: spalle, braccia, gambe, vita. Abbiamo discusso di come voglio maniche, bottoni, collo, orlo etc. Dopo una mezz’ora di disquisizioni su misure e tagli mi ha chiesto l’acconto. Gli ho detto che per una cifra del genere non bado a spese e sono pronto a dargli tutto il dovuto al primo colpo e gli ho allungato 80 dhr. Allo stesso momento ho riconosciuto nei suoi occhi la stessa espressione vacua di pochi minuti prima mentre mi ha allungato la ricevuta.
Visto che due indizi fanno una prova, ho controllato la ricevuta.  Ho notato però che mancavano ancora 400 dhr per saldare il conto. In quel’istante ho realizzato che la frase “for you for eight” (per te per ottanta) in realtà era “for you foUr eighty”(per  te quattro e ottanta) (quasi 100€). Gli ho detto che non avevo capito bene il prezzo. Lui come se niente fosse ha ricominciato a contrattare offrendomi 450 dhr e ha rilanciato fino ad un minimo di 350 dhr. (70€). Praticando  uno sconto del 30% su quanto offerto inizialmente. Ma oramai non lo sentivo più visto che ero già corso fuori dal negozio  senza il mio vestito. Sarà per un altro sarto.

18 marzo 2010

Teatro a Milano

Ciao a tutti,
vi giro voce di uno spettacolo teatrale originale, interessante ed a bassissimo prezzo (1€ simbolico!!).
"BLITZ"
Teatro Ringhiera
Via Pietro Boifava, 17 20142 Milano - 02 84800372 Da giovedì 18 a domenica 28 Marzo
(riposo lunedì 22)ore 20.45,
domenica ore 16.00
Ingresso 1€ (non mi sono dimenticato nessuno zero!)
Siate furbi e non perdetevelo.

14 marzo 2010

Filosofia in Giordania

Recentemente ho passato un week-end ad Amman. Nella capitale giordana ho avuto la possibilità di riflettere su alcuni valori che sono assoluti, mentre altri sembrano essere strettamente relativi.
Mi spiego meglio.
Venendo da Dubai, dove già siamo sui 30 gradi di giorno e 18 la sera, ad Amman abbiamo trovato temperature rigide, che si aggiravano intorno ai 15 gradi la sera e circa 20 di giorno (invidia di chi sta in Italia eh?).
Visto che per l’inverno non mi sono portato il piumino e i pantaloni da neve, ho dovuto affrontare quelle temperature col unico paio di jeans e l’unica felpa a disposizione. Ho riservato la felpa per la sera, avventurandomi di giorno ad indossare solo una maglietta.
Questa sfrontatezza verso l’inverno giordano ha attirato parecchio l’attenzione dei giordani che giravano invece coperti per lo meno da un bel maglioncino se non addirittura piumini smanicati, e cappelli.
Questo mi ha ricordato un altro rigido inverno vissuto in Mozambico quando, con temperature simili, i mozambicani giravano con giacche a vento che e cappelli di lana che non avrebbero sfigurato in un inverno scandinavo. Mi sono immaginato vecchie nonne che intimano ai nipoti di indossare la maglietta della salute “che fuori fa freddo!”. Almeno, così mi avrebbero probabilmente detto le mie di nonne se fossi cresciuto in questi paesi.
Queste osservazioni, ed evidentemente anche l’abbondanza di tempo da perdere in aeroporto, mi ha fatto sviluppare delle riflessioni filosofiche.
Ho pensato che, evidentemente, il principio “d’inverno fa freddo” è un concetto assoluto. Che prescinde dalla effettiva temperatura esterna. Il freddo è uno stato mentale, non fisico, e in quanto tale puramente soggettivo (sarebbe bastato questo a distruggere John Locke e gli altri inglesi (i filosofi non quelli di Lost!)).
Altro concetto prettamente relativo sembra essere quello della cucina piccante misurata su vari gradi di piccante: spicy, double spice and spicy double. Ma su questo rifletterò nel prossimo volo.
P.S.: Presto alcune foto del viaggio.

09 marzo 2010

Spesso il male di vivere ho incontrato (negli italiani all'estero)

Io, come molti altri italiani, vivo all’estero da qualche anno. Come molti di loro seguo, più o meno da vicino, le vicende legate all’italia e agli italiani.
Come non farlo? E’ il mio paese e la mia cultura.
Nonostante la nostalgia per le persone e i luoghi che mi spingerbbero a tornare verso il bel paese, ci sono anche delle forze che in qualche maniera mi spingono a starne lontano. Sopratutto in un’ottica futura.
Partendo dal fatto che nessun paese è perfetto, mi chiedo come poter scegliere di tornare in un paese dove avvengono questte cose:
1. Il partito al governo (da tanto tempo), e che ha sempre esaltato la propriia capacità di agire, non è in grado di presentare una lista di firme che il comico Beppe Grillo è riuscito a organizzare senza una struttura partitica attorno. Come è possibile pensare di farsi governare da costoro?
2. L’opposizione da mesi (o anni) non riesce ad esprimere un’idea originale. Che non sia il contrario di quanto detto da Arcore.
3. Il così detto quarto potere, l’informazione, è soggetto a dettami e logiche che non sono proprie di un sistema che può dichiararsi democratico. Com’è possibile sospendere l’informazione prima di una tornata elettorale? Su che base logica? Non influenzare le scelte elettorali? Allora invece delle elezioni facciamo una bella estrazione con Timperi e una valletta tettuta e svestita (così da convincere il premier ad arrivare in orario e di persona invece di inviare mangia panini ritardatari) e il fato farà il suo corso. Senza nessuna influenza esterna come il corpo elettorale.
4. Un paese che per il futuro punta al ponte sullo stretto, all’energia nucleare e alla TAV è un paese che pensa al futuro guardando al passato.
5. Come si fa a pensare di tornare in un paese in cui nel 1992 Chiesa viene arrestato per tangenti e 17 anni dopo lo stesso viene ri arrestato per tangenti? Dove dopo vent’anni siamo fermi alle stesse dinamiche e alle stesse logiche che prevedono tangenti, favori sopra il merito.
6. Come si può pensare di tornare in un paese che riabilita Craxi????? Un personaggio che qundo ha raggiunto il potere lo ha mantenuto affossando il paese in un deficit che ha fatto rischiare la banca rotta. Tutto questo per poter arricchire se e la propria combricola. Cosa di cui siamo certi al dilà di ogni ragionevole dubbio. La razio per la riabilitazione sarebbe, “beh ma rubavano anche gli altri”. Ma dico???
Forse però ho trovato una soluzione, un santo a cui votarmi.
San Paolo, ora pro nobis

03 marzo 2010

Lavori in corso

E’ stra-noto che Dubai è una città moderna. Nuova, nuovissima. Anzi, a guardarla bene, è ancora in costruzione.
Tantissimo è stato fatto in pochissimo tempo. C’è però un altro particolare. Nonostante la crisi, Dubai World, etc. Ancora è pieno di cantieri.
L’altro ieri uscendo dalla Sheik Zayad ho preso l’uscita per The Residences (zona centralissima a qualche centinaio di metri da Burj Al Kalifa). Alla rotonda a destra. Mi ritrovo in una strada sterrata. Ovviamente questo non sempre a Dubai è indice di aver sbagliato strada. Continuo convinto di ritornare in una zona asfaltata da li a poco. Dopo qualche centinaio di metri mi ritrovo circondato da un gruppo di lavoratori indiani e pakistani. Non come nei film di terrore pronti a sbranarmi e uccidermi a mani nude, tutt’altro. Non mi calcolano proprio. Come se fosse normale passare di li. A questo punto avevo già fatto almeno un paio di chilometri nel fango (la sera prima ha piovuto, evento non molto frequente qui nel deserto, ma sapete com’è: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!) ho pensato, “tanto vale continuare”.
Un po’ per curiosità, un po’ perché non c’era molto spazio per fare manovra arrivo in una striscia di terra che attraversa due laghetti artificiali uno in fase di riempimento.

La curiosità di vedere dove va a finire il tutto è troppo forte e continuo in mezzo ai due laghetti sullo sterrrato. Fino a che non incrocio uno scavatore della caterpillar che sta spostando la terra da uno dei due laghetti. Come se niente fosse si ferma per farmi passare, gli faccio cenno di passare e quello procede come se nulla fosse. Come se fosse normale che una macchina qualunque giri nel cantiere. Poco dopo individuo una strada asfaltata che mi immette direttamente su una (auto)strada a 5 corsie. Tutto questo giro senza che nessuno batta ciglio, mi chieda dove sto andando o per lo meno si giri a guardarmi...Misteri di Dubai.

27 febbraio 2010

Il tè nel deserto


Questa mattina mi sono alzato e sono andato in bagno. Dalla finestra non si distingueva bene cosa c’era fuori, sono andato in cucina a preparare il tè e la notizia che fuori non si vedeva nulla continuava a girarmi per la testa (oltre che davanti al naso dove c’è la finestra della cucina).
Da buon padano (in senso geografico, non politico), una parte del mio cervello esgue il seguente sillogismo:: fuori non si vede. Quando non si vede c’è la nebbia. Fuori c’è la nebbia.
Prendo la tazza i mitici tarallucci (che importo a chili ogni volta che parto dall’italia), e faccio colazione.
Al terzo tarallo evidentemente la caffeina e gli zuccheri iniziano a fare effetto e penso. “Uè ghe la nébbia?!?!?!!”. [E’ una drammatizzazione. Come tutti i milanesi coetanei non so il dialetto]. “Uè ghe la nébbia a Dubai???”.
Colazione coi tarallucci, nebbia fuori, manca la madùnina e il naviglio e sono a milano.
Avvicinandomi al balcone noto il grill che dal suo angole si è spostato in mezzo al balcone. Visto che a dubai l’ultimo ladro l’hanno visto nel ’74, ne escludo l’operato e finalmente realizzo che è in corso una tempesta di sabbia.
Il vento forte infatti alza la sabbia che crea l’effetto vedo-non vedo, che ha poco di sexi e molto di polveroso.
Realizzo che il tè in quetse condizioni ha a che fare più col film di bertolucci, che colla lombardia.
Meno male oggi comunque sarei comunque rimasto a casa. 

18 febbraio 2010

Scoiattolo

Se avete visto il film "Up!" o ascoltate il trio su Radio Deejay, e volete che il grido "Scoiattolo!!!" allieti le vostre giornate quando ricevete delle email ecco come fare (la procedure richiede pochi minuti:
la procedure copre i seguenti client di posta: TunderBird, Outlook, OutlookExpress.

Prima di tutto salvate (in un posto che potete ritrovare) il file wav da qui

se avete Thunderbird:
1. Selezionate opzioni (otions) dal menù strumenti (tools)




2. selezionate il tab generale (general) e nella seconda parte della scheda cliccate browse e individuate il file wav scaricato. Cliccate su Ok e avete finito!







 Se avete Outlook o Outlook express:
1. Disinstallate il prodotto che è di Microsoft e si paga se lo avete come Morgan (craccato) vergognatevi.
2. Andate sul sito di Mozzilla Thunderbird  scaricate e [scoiattolo!...] installate il software. Thunderbird è meglio ed è pure gratis.
3. Eseguite la procedura descritta prima godetevi e mandatevi una mail per [scoiattolo!]

10 febbraio 2010

Il cinese volante

Il cinese volante, che dovrò chiamare così perché è stato impossibile capire altro di lui, non parla una parola di inglese, cosa che a Dubai è piuttosto rara. Si presenta con le tende, una scala, e un carrello come quello che usano gli anziani per fare la spesa.
Gli apro il baule e vedo che ci infila le tende, il carrello, e poi mette la scala in macchina. Per un secondo temo che voglia entrare lui nel baule per far stare la scala comoda, invece fortunatamente si accomoda nell'abitacolo.

Dopo due minuti di strada ci chiede in qualche modo dove stiamo andando, domanda più da ostaggio, che da montatore visto che avevamo lasciato l'indirizzo in negozio.
Immagino che intenda sapere in che zona abitiamo. Diciamo che stiamo vicino a Burj, Burj Kalifa. L'edificio più alto del mondo. Insomma la torre appena inaugurata. Quello di cui qualunque grande mezzo di informazione ha parlato dalla CNN, alla BBC al Tg4.
Nuovamente il Cinese mi spiazza facendo intendere che non ha idea di cosa sto dicendo.
Ma come può essere? Ne hanno parlato in tutto il mondo!
Si vede persino dal Mostromart, come può essere che non sappia di cosa stiamo parlando? Mah!!

Appena entrati in casa il tipo inizia a lavorare. Ci sono da installare due tende per finestra, una leggera e una pesante.
Appena entrato mette in carica le batterie del trapano. Intanto prepara le guide da attaccare al plafone. Poi prende il trapano, fa i buchi per mettere i fisher praticamente a occhio.
Mentre con una mano gli tengo la scala, cosa che lui, mi fa capire ritiene assolutamente superflua, ma io insisto, con l'altra mano tengo l'aspirapolvere vicino alla punta del trapano. 32 buchi, due tende e 40 minuti più tardi abbiamo (più correttamente ha) finito.
Fra una tenda e l'altra gli offro un te, un succo o almeno l'acqua. Rifiuta tutto.
Lo riportiamo indietro come da accordi presi si fa scaricare sulla strada vicino al mostromarket. Ci saluta e se ne va.


I miei amici “monzambichesi” capiranno anche meglio degli altri quella sensazione di soddisfazione mista ad ammirazione e stordimento quando quattro ore dopo aver scelto il tessuto avevamo a casa nostra delle tende tagliate e cucite su misura e montate.
Viva il mostromart viva l'efficienza cinese!

01 febbraio 2010

Il dragon mart.

Questa volta l'avventura di Dubai si riferisce al Chinese Dragon Mart: un supermercato cinese a sud di Dubai.
Attraverso la rete in qualche post in un forum sconosciuto siamo venuti a conoscenza del fatto che un tale, una volta, aveva parlato con un tipo che faceva tende e lavorava discretamente bene ed a prezzi ragionevoli al Dragon Mart.
La cosa si è rivelata, in ad una ulteriore e più attenta lettura, ancor più vaga. Del tipo che chi postava non conosceva direttamente il cinese produttore di tende, ma qualcuno gliene aveva parlato.
Con questi dati certi nel cuore non possiamo fare altro che partire e andare al Dragon Mart sicuri di incontrare il Cinese, tale “Chun”, che godeva di tanta referenza.

Il Dragon Mart da casa nostra dista una ventina di chilometri, ma sono tutti di autostrada, praticamente non c'è un singolo semaforo da casa al super. In 20 minuti siamo sul posto.
Quello che ci coglie di sorpresa sono però le dimensioni del Dragon Mart. E' praticamente un paese. Abitato per la maggior parte da cinesi. La grandezza del Dragon Mart si può evincere da un esempio un po' milanese. Le foto prese da google earth dalla stessa altitudine indicano la proporzione fra San Siro (c.d. “stadio Meazza” per i più giovani) e il “mostro market” (per gli amanti dei Simpsons).

Il market è un paese a se. Al suo interno è simile ad una fiera campionaria. I negozi sono tutti divisi da muri in cartongesso alti un paio di metri.
La lingua ufficiale è il cinese, e la collocazione degli spazi di vendita segue una logica imperscrutabile. A fianco al negozio di tende c'è chi vende gadget elettronici e chi vende pannelli solari.
Ci rendiamo conto che trovare un “Chun” qualunque in quel posto sarebbe come trovare il proverbiale ago.
Giriamo un po' di negozi di stoffe e scegliamo i tessuti, diamo le dimensioni, ci accordiamo sul prezzo e chiediamo quando possono venire ad installarle. N.B. Le tende sono piuttosto grandi, circa 3x2 metri ciascuna.
Un rapido sguardo fra la commessa e quello che, a giudicare dagli anelli sulle mani, non poteva essere altri che il pappone di zona, e ci dicono: "fra massimo tre ore sono pronte. Noi le possiamo installare, ma il tipo che viene a montarle dovete prenderlo e riportarlo qui."
Increduli accettiamo. In un altro negozio ci diedero dei tempi intorno alla settimana. Da notare che le tende andavano tagliate, cucite, installati i ganci etc.
Due ore e mezzo più tardi carichiamo in macchina quattro tende, una scala, in box degli attrezzi e un cinese.
Il cinese è la parte più affascinante della faccenda. per il prossimo post.